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A quasi un anno dal crollo del soffitto della piscina Acquamarina, dopo mesi di chiacchiere e progetti finiti nel dimenticatoio, pare che qualcosa si muova e che il progetto di ricostruire la piscina terapeutica in Porto Vecchio stia per diventare realtà. Pare, perché il tutto è ancora in discussione in comune. Se il comune desse il via libera però, bisognerebbe aspettare ancora del tempo: fra la presentazione del progetto (giungo 2020) e la chiusura dei lavori si arriverebbe al 2022. Ma intanto? Dove potranno curarsi le circa 2000 persone che frequentavano l’Acquamarina? E dove si sono curati a partire dal 29 luglio 2019, quando il tetto è crollato, e dove si stanno curando oggi? “L’Acquamarina – dice la signora B. che ne era un’assidua frequentatrice, era una struttura incredibile, un ospedale, con il suo pronto soccorso, gli ambulatori per le visite e la riabilitazione e quella meravigliosa piscina con acqua di mare riscaldata, un toccasana per chi sta male. Inoltre, l’Acquamarina era un vero e proprio centro di aggregazione per anziani, non solo un posto di cura”. Persone sole sapevano che all’Acquamarina avrebbero trovato compagnia e così vi si recavano anche per scambiare quattro chiacchiere: insomma, un posto per curare il corpo ma anche l’anima. Un luogo incredibile, dice sempre chi la frequentava, con un’offerta terapeutica (ma non solo) per tutti: dagli anziani, a chi ha difficoltà di deambulazione, bambini con problemi, corsi per signore in gravidanza, ma anche corsi di nuoto di gruppo o individuali per bambini e adulti, o semplicemente aperta per chi volesse farsi una nuotata, sauna, trattamenti watsu e cranio sacrale, ecc . Aperta dalle sette alle dieci di sera. Sempre piena. Tutto questo è finito da dieci mesi e il comune si è preoccupato pochissimo di trovare delle soluzioni alternative, rilevano le opposizioni e gli stessi utenti delusi e arrabbiati. Certo, c’è stato un finanziamento per pagare dei pulmini che portassero gli ex utenti in altre piscine terapeutiche (Grado, Ancarano) ma si è trattato di una soluzione temporanea e non fruibile da tutti. Altre proposte, tipo quella di una tensostruttura adiacente all’edificio, è stata fatta subito dopo il crollo, ma altrettanto velocemente è stata abbandonata; la proposta di utilizzare la piscina scoperta della Bianchi, dotandola di una copertura e riscaldando l’acqua non è neppure stata presa in considerazione. La possibilità di ripristinare il tetto è stata scartata in quanto la struttura, viste anche le sollecitazioni subite, non risponderebbe più alle caratteristiche antisismiche e di staticità richiesta dalle leggi vigenti. Il sindaco punta su una struttura in Porto Vecchio. Progetto che a questo punto viene sostenuto con forza anche dagli (ex) utenti dell’Acquamarina che vedono la possibilità di riprendere le cure sospese dieci mesi fa. C’è però un inghippo, che risiede nel nome (e non solo). Il sindaco parla di un centro benessere. Un centro benessere non è esattamente una piscina terapeutica.   Un centro benessere, nell’immaginario del sindaco, evidentemente ignaro di quanto successo nel mondo negli ultimi cinque mesi, porta soldi e turisti. Una piscina terapeutica no. Così ha affermato il sindaco, ospite a Telequattro lo scorso 15 maggio: “Non faccio ospedali” ha dichiarato. Forse Dipiazza non ha presente che cosa fosse l’Acquamarina. O forse non gli interessa. Naturalmente noi speriamo che l’affermazione dell’ineffabile sindaco sia stata una delle sue innumerevoli gaffe, e che la sua idea di “centro benessere” si traduca in un centro riabilitativo di eccellenza fruibile da chi ha bisogno di cure, ma anche da chi volesse farsi una nuotata d’inverno in acqua di mare riscaldata, pur essendo assolutamente sano. Insomma, un posto per le persone, tutte.


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Di effemme