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DALLA REGIONE LA BOZZA DI UNA LEGGE.

IN SINTESI ECCO A COSA CI PORTERA’.

La regionalizzazione della scuola in Friuli Venezia Giulia è contenuta in una bozza di legge del settembre 2021, seguita ad una mozione approvata dal Consiglio Regionale, quasi all’unanimità, che sollecitava la Giunta a procedere nella regionalizzazione. Unico voto contrario il consigliere Honsell di Open Sinistra Fvg.

Vi si trova la volontà, nel solco del decentramento amministrativo alle regioni ,operata dalla legge Bassanini del ’97, di acquisire  competenza legislativa su una pluralità di funzioni assai rilevanti, previo accordo con il governo nazionale, ma se l’accordo non c’è si va avanti ugualmente, e precisamente :

la distribuzione territoriale degli istituti e loro dimensione;

come formare le classi;

istituzione di un sistema integrato tra servizi educativi, scuole e asili nido per 0 – 6 anni;

offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale;

numero di addetti, docenti e non, e loro assegnazione agli istituti, per garantire la loro pari funzionalità, a prescindere dalla lingua di insegnamento (italiano, sloveno, tedesco) comprese le eventuali scuole bilingui e trilingui;

gestione delle graduatorie e assegnazione degli incarichi di tutto il personale della scuola;

atti d’incarico e contratti di lavoro individuali per i dirigenti scolastici;

programmazione, attuazione, verifica e valutazione delle offerte formative delle scuole, nonché l’istituzione di insegnamenti derivanti dalla specialità della regione, ad integrazione delle materie previste dallo Stato;

tutela e valorizzazione delle lingue e  culture minoritarie, oltre la normativa statale, con la lingua friulana riconosciuta patrimonio della comunità regionale a differenza di quella slovena e tedesca riconosciute patrimonio della regione;

l’attuazione della parità tra scuole statali e non statali sotto gli aspetti della loro piena libertà e dell’uguale trattamento degli alunni;

la funzione ispettiva sulle scuole private, paritarie e non, e sulle scuole straniere;

la realizzazione delle pari opportunità nell’istruzione, la lotta alla dispersione scolastica,  l’educazione alla salute;

l’acquisizione dell’Ufficio Scolastico Regionale, personale compreso, con nomina del relativo dirigente.

L’obiettivo della regione, che invoca esplicitamente il più ampio processo di attuazione dell’autonomia regionale differenziata, oggetto del dibattito politico con la bozza Calderoli, è una scuola ben “differenziata” da quella della Repubblica, la scuola del Friuli Venezia Giulia.

Dietro lo schermo di un mero trasferimento di funzioni amministrative, tra l’altro a compimento di un processo aperto verso tutte le regioni dal lontano 1997, il numero e l’importanza di competenze richieste, di cui abbiamo citato quelle più rilevanti, prefigura questo risultato e il tramonto della scuola repubblicana nella nostra regione.

Seguendo l’esempio delle province autonome di Trento e Bolzano, si sottrae alla scuola statale personale docente e non docente, l’uscita dal contratto nazionale di lavoro il prossimo passo, la nomina di quello dirigente, compreso quello al vertice dell’Ufficio scolastico regionale,  si allunga una mano sui contenuti dei programmi per, asseritamente, renderli più rispondenti, alla specialità della regione, si vuole una tutela particolare della lingua e  cultura friulana, tra quelle minoritarie parlate in regione.

Questi e altri, i motivi per portare la discussione su questa bozza di legge regionale, al centro della campagna per le elezioni regionali 2023.

 

 

 


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